di mons. Mario Delpini
Un po’ per le insistenze della Carla, sua moglie, un po’ per curiosità, un po’ per un desiderio più profondo e troppo a lungo conculcato, Carlo si è unito al gruppo dei devoti, si è recato pellegrino a quel tal santuario e là si è convertito. Nel silenzio impressionante della folla in adorazione ha sentito un’emozione così intensa che non si può descrivere. Da allora si è fatto promotore di pellegrinaggi e di preghiere, di devozioni e penitenze. Il parroco gli ha detto: «Bravo, Carlo! Forse puoi dare una mano anche in parrocchia». Ma il Carlo dice: «Sono così preso con il gruppo di preghiera che non ho neanche il tempo di venire a Messa!». La vita di Eugenio è stata un disastro. Tra vizi e disgrazie si è rovinato la salute e la posizione. Ma le attenzioni e la proposta di un vicino di casa l’hanno salvato. Adesso non manca a una riunione della comunità e – per quanto si dichiari grande peccatore – è diventato zelante e intraprendente. Non si stanca di proporre ad altri di fare come lui. Il parroco gli dice: «Bravo, Eugenio! Forse puoi incaricarti delle letture alla Messa delle 9.30». Ma l’Eugenio dice: «Non posso mancare alla Messa del sabato. Quindi…». Il parroco, grato a Dio per le sue grazie, si domanda però, nella varietà dei molti frammenti edificanti, per che cosa pregava Gesù quando diceva «che tutti siano uno»?